lunedì 24 marzo 2008

Mi vida limeña

Venti giorni a Lima per lavoro... un’esperienza incredibile.

La città è quello che ti aspetti di trovare in una metropoli dell’America Latina: rumori di clacson allarmi uccelli voci, colori vivaci ed intensi, odori di benzina e cibo di strada, tutto fortissimo, quasi eccessivo, ma che proprio per questo ti entra dentro, si attacca alla pelle, ti sommerge di sensazioni, rendendo molto, molto difficile il ritorno alla vita “normale” di studentessa lavoratrice sballottata tra Firenze e Siena.

La Lima culinaria… altra grande scoperta, altre sensazioni forti: per mangiare non si ha che l’imbarazzo della scelta: giapponese, cinese (che a Lima prende il nome di chifa), argentino, italiano, naturalmente criollo… i miei colleghi peruviani si riferiscono a questa mescolanza di modi di concepire la cucina con la parola fusión, ed è proprio questa fusione tra sapori che guardano alle due sponde dell’Oceano, oltre che alle Ande ed a tutto il Latino America che rende la cucina limeña una costante scoperta.

In venti giorni non ho perso occasione per sperimentare… a pranzo comida criolla, la cucina tradizionale, che a Lima diventa fusión tra il mare e le Ande: i piatti provati sono stati papas a la huacaina (patate con una salsa di formaggio, peperoncini, latte condensato, aglio - mi pare…), causa (patate schiacciate, condite con succo di limone e peperoncini, poi servite con varie salse e guarnizioni), humita (mais tritato ed impastato con formaggio), rocoto relleno (il rocoto è un peperone molto piccante tipico di Arequipa, nel sud del Perù, ripieno di carne e patate), yuquita (yucca, o manioca, fritta, il cui sapore e consistenza ti fa dimenticare per sempre le patatine fritte), pollo cucinato in tutti i modi possibili, il pescado (il pesce è davvero ottimo), sempre guarnito con papas y arroz (patate e riso), lomo saltado (manzo marinato saltato poi con verdure), ensalada de lechuga, choclo, palta (lattuga insieme ad un mais squisito dal chicco grande e croccante e un altrettanto buono avocado); per bere, jugos (succhi di frutta appena fatti) oppure la chicha morada (bevanda a base di mais rosso fermentato con limone). Naturalmente ho provato (seduta davanti all’Oceano, sigh…) il ceviche, pesce bianco marinato in limone, aglio, cipolla, che è uno dei piatti più tradizionali ed amati di Lima.

Le cene sono state più “internazionali”… dovendo accontentare un gruppo di lavoro composto da italiani, francesi, argentini, cileni ed ecuadoriani, abbiamo optato per provare vari ristoranti di cucina meno criolla: una sera messicano, un’altra argentino (davvero ottimo: per chi si trova a Lima e vuole mangiare un bel pezzo di carne cotta alla perfezione, suggerisco “La Tranquera – Parrilla Argentina”, nel quartiere San Isidro), altre due italiano (nel quartiere Miraflores abbiamo provato “Il Postino”, che ci ha “onorato” con dei bucatini alla’amatriciana che non avevano niente da invidiare all’Italia!).

Per bere: vino tinto argentino (i colleghi peruvani non ci hanno mai caldamente consigliato di bere vino peruviano!), cerveza (buone la Cristal e la Cusqueña, di cui esistono anche le versioni “scura”) ma soprattutto Pisco Sour (3 parti di Pisco, il liquore nazionale, 1 parte di limone, zucchero di canna, ghiaccio, albume ed angostura per guarnire), che è l’Aperitivo del Perù, incredibilmente forte, ma incredibilmente buono, quasi una droga (consiglio però di non berne più di uno a sera: già prenderne due ha effetti catastrofici:-D

Molto probabilmente tornerò a scrivere della mia vida limeña, magari quando l’onda nostalgica del ricordo si sarà un po’ calmata!
La mia prima esperienza nel Continente Latino Americano è stata una rivelazione: ho scoperto luoghi sapori colori ai quali tornerò il prima possibile, sentendomi a casa.

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